C’è oggi nel nostro Paese, in dimensioni decisamente maggiori rispetto agli
altri paesi, una vera e propria emergenza educativa, sociale, culturale e
occupazionale che riguarda i giovani e il loro futuro.
Lavoro, sapere e diritti devono tornare al centro
delle scelte strategiche per restituire fiducia e futuro al Paese.
Fino ad oggi il nostro Paese non ha superato il gap
negli investimenti in conoscenza che lo divide dai paesi più sviluppati e
non ha realizzato riforme utili a innalzare i livelli di conoscenza.
Si è così prodotto un epocale disinvestimento,
economico e politico, nei sistemi di istruzione, formazione e ricerca che
accresce la divisione dei cittadini sulla base delle disponibilità economiche,
dell’appartenenza sociale, culturale, etnica e territoriale.
In questo quadro i sistemi pubblici rischiano di
assumere una funzione marginale: istruzione e formazione pubblica per coloro
che non possono permettersi percorsi di qualità a pagamento e ricercatori
costretti a trovare occupazione all'estero.
Tutto ciò sta allontanando l’Italia da quei paesi
che, con lungimiranza, considerano, invece, la conoscenza l’elemento su cui
puntare per uscire dalla crisi.
E’ necessario arrestare questa china, aumentando gli
investimenti in istruzione, formazione e ricerca, adeguandoli velocemente agli
standard europei. Il sapere è, infatti,
volano decisivo per affermare un nuovo modello
di sviluppo.
Siamo sottoposti a una sollecitazione conoscitiva inedita:
la straordinaria crescita delle conoscenze e la velocità del loro continuo
cambiamento implicano una profonda rivisitazione dei sistemi della conoscenza e
una profonda riconversione dei sistemi produttivi.
Oggi, infatti, le prospettive di sviluppo si giocano
sull’attivazione di un circolo virtuoso tra potenziamento della ricerca,
innalzamento dei livelli di istruzione e formazione della popolazione,
riposizionamento dei sistemi produttivi in direzione dell’innovazione, della
qualità e della sostenibilità. Istruzione,
formazione e ricerca assumono un ruolo decisivo all’interno di un moderno
concetto di cittadinanza e di programmazione economica e, in questa prospettiva,
il lavoro riacquista senso, dignità e valore.
La conoscenza, in quanto bene comune, deve costituire
la base del progetto di rinnovamento sociale e di ricostruzione democratica ed
etica del nostro Paese.
Democrazia, partecipazione, rispetto della persona,
delle differenze e comprensione dell’altro sono valori che vanno riaffermati
e trasmessi alle future generazioni, per costruire “un mondo migliore di
quello che abbiamo trovato”.
Per questo occorre ridefinire finalità,
ruolo e funzioni dei sistemi pubblici, attualizzandone la funzione sociale
nell’ottica della costruzione di un nuovo modello di sviluppo fondato sulla
solidarietà e giustizia e sulla sostenibilità ambientale.
Il ruolo delle istituzioni oggi deve giocarsi sul
terreno della cittadinanza, sulla capacità cioè di formare persone in grado di
governare la propria vita, educando ai valori condivisi, alla legalità ed
alla consapevolezza dei propri diritti. E’
dunque compito prioritario dei processi educativi, formare mentalità critiche capaci di risolvere
problemi abituando al dubbio, all'imprevisto, alla curiosità; tutte
cose indispensabili per vivere, lavorare, continuare a studiare.
Ne deriva che è necessario:
1.
sapere di più e meglio in ogni fase della vita;
2.
ripensare al sapere che serve;
3.
riorganizzare profondamente i percorsi di istruzione, formazione e ricerca
ed i sistemi di valutazione ad essi collegati.
Il superamento di ogni forma di precarietà è
presupposto per la reale garanzia della libertà con retribuzioni adeguate e la
certezza dei diritti del lavoro.
La conoscenza è strumento fondamentale per la crescita
personale, il superamento delle disuguaglianze e la qualificazione
del modello di sviluppo del paese.
Ridare futuro, speranza e fiducia al paese è la
priorità.