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martedì 10 maggio 2016

Sviluppo del Paese

C’è oggi nel nostro Paese, in dimensioni decisamente maggiori rispetto agli altri paesi, una vera e propria emergenza educativa, sociale, culturale e occupazionale che riguarda i giovani e il loro futuro.
Lavoro, sapere e diritti devono tornare al centro delle scelte strategiche per restituire fiducia e futuro al Paese.
Fino ad oggi il nostro Paese non ha superato il gap negli investimenti in conoscenza che lo divide  dai paesi più sviluppati e non ha  realizzato riforme utili a innalzare i livelli di  conoscenza.
Si è così prodotto un epocale disinvestimento, economico e politico, nei sistemi di istruzione, formazione e ricerca che  accresce la divisione dei cittadini sulla base delle disponibilità economiche, dell’appartenenza sociale, culturale, etnica e territoriale.
In questo quadro i sistemi pubblici rischiano di assumere una funzione marginale: istruzione e formazione pubblica per coloro che non  possono permettersi percorsi di qualità a pagamento e ricercatori costretti a trovare occupazione all'estero.
Tutto ciò sta allontanando l’Italia da quei paesi che, con lungimiranza, considerano, invece, la conoscenza l’elemento su cui puntare per uscire dalla crisi.
E’ necessario arrestare questa china, aumentando gli investimenti in istruzione, formazione e ricerca, adeguandoli velocemente agli standard europei.  Il sapere è, infatti, volano decisivo per affermare un nuovo modello di sviluppo.
Siamo sottoposti a una sollecitazione conoscitiva inedita: la straordinaria crescita delle conoscenze e la velocità del loro continuo cambiamento implicano una profonda rivisitazione dei sistemi della conoscenza e una profonda riconversione dei sistemi produttivi.
Oggi, infatti, le prospettive di sviluppo si giocano sull’attivazione di un circolo virtuoso tra potenziamento della ricerca, innalzamento dei livelli di istruzione e formazione della popolazione, riposizionamento dei sistemi produttivi in direzione dell’innovazione, della qualità e della sostenibilità.  Istruzione, formazione e ricerca assumono un ruolo decisivo all’interno di un moderno concetto di cittadinanza e di programmazione economica e, in questa prospettiva, il lavoro riacquista senso, dignità e valore.
La conoscenza, in quanto bene comune, deve costituire la base del progetto di rinnovamento sociale e di ricostruzione democratica ed etica del nostro Paese.
Democrazia, partecipazione, rispetto della persona, delle differenze e comprensione dell’altro sono valori che vanno riaffermati e  trasmessi alle future generazioni, per costruire “un mondo migliore di quello che abbiamo trovato”.
Per questo occorre  ridefinire  finalità, ruolo e funzioni dei sistemi pubblici, attualizzandone la funzione sociale nell’ottica della costruzione di un nuovo modello di sviluppo fondato sulla solidarietà e giustizia e sulla sostenibilità ambientale.
Il ruolo delle istituzioni oggi deve giocarsi sul terreno della cittadinanza, sulla capacità cioè di formare persone in grado di governare la propria vita, educando ai valori condivisi,  alla legalità ed alla consapevolezza dei propri diritti.  E’ dunque compito prioritario dei processi educativi,  formare mentalità critiche capaci di risolvere problemi abituando  al dubbio, all'imprevisto, alla curiosità;  tutte cose indispensabili per vivere, lavorare, continuare a studiare.
Ne deriva che è necessario:
1.      sapere di più e meglio in ogni fase della vita;
2.     ripensare al sapere che serve;
3.     riorganizzare profondamente i percorsi di istruzione, formazione e ricerca ed i sistemi di valutazione ad essi collegati.
Il superamento di ogni forma di precarietà è presupposto per la reale garanzia della libertà con retribuzioni adeguate e la certezza dei diritti del lavoro.
La conoscenza è strumento fondamentale per la crescita personale,  il superamento delle disuguaglianze e  la qualificazione del modello di sviluppo del paese.
Ridare futuro, speranza e fiducia al paese  è la priorità.