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lunedì 7 ottobre 2013

Padova e l’economia: passato, presente… e quale futuro?

Intervento introduttivo al Convegno organizzato da SOS Economia Italia del 5 Ottobre 2013Aladino Lorin

Voglio partire con un breve aneddoto. Avevo poco più di vent’anni, finite le scuole superiori e il servizio militare, quando mio padre mi accompagnò presso la filiale della sua banca, e chiese al direttore, che ci conosceva bene, di aprire un conto corrente a mio nome, con relativo fido, per l’avvio di una nuova ditta tutta mia. Mezz'ora di formalità ed ero fuori, con il mio blocchetto di assegni ed un gruzzoletto per le prime necessità del nuovo artigiano… il sottoscritto”.
Stavo pensando a quello che succederebbe oggi se accompagnassi mio figlio in banca, sarebbe lo stesso? Certo che no!
Conosciamo gli slogan “un’impresa in un giorno” e “largo ai giovani”, ma il direttore di banca, cambiato da poco, non conosce nessuno, e poi io sono un edile - e quindi a rischio.  Risultato? Niente fido, e senza la firma di parenti capienti o garanzie equivalenti alla richiesta, in titoli o BOT, niente da fare.
Ma ammesso comunque ci fossero le condizioni economiche per partire, il giorno dopo l’avvio dell’attività una sequela incredibile di incombenze attende il neo imprenditore; affitto, contributi, IVA, contributo per la Camera di Commercio, tasse,  studi di settore, burocrazia da pagare, e chi più ne ha più ne metta.
Sono un imprenditore? Mi dicono che:
Devo nominare il responsabile della sicurezza.
Devo partecipare ad un corso per fare il responsabile della sicurezza.
Devo fare il piano della sicurezza.
Devo portarmi in cantiere il dossier sulla sicurezza che deve essere fatto da uno specialista. Costo? dai 500 ai 1000 euro.
Devo cambiare il camion vecchio perché lavorando in città non è in regola con le emissioni.
Devo procurarmi il DURC.
Devo fare un corso come gruista altrimenti non posso noleggiare la cesta per raggiungere la grondaia.
Devo recuperare la documentazione per dimostrare che tutti gli attrezzi sono omologati. Il rischio, se no, in caso di incidente, per me titolare, è la galera.
Devo fare un corso per usare il muletto in azienda.
Devo chiamare il tecnico per modificare il programma contabile del computer perché due “sapienti”, che si chiamano Letta e Alfano, giocando sulla nostra pelle, non si sono messi d’accordo e l'IVA è passata dal 21 al 22%.
Devo lavorare gratis per 18 mesi da un commercialista se voglio fare l'esperto contabile.
Devo avere tre anni di esperienza se voglio fare il titolare di un’impresa agricola.
Devo avere il patentino per usare gli antiparassitari e i diserbi se sono imprenditore agricolo.
Devo procurarmi il registro di magazzino e dei trattamenti se sono viticoltore o frutticoltore
E poi… devo, devo, devo.
Per quanto uno possa essere ottimista, è chiaro e palese a cosa si va incontro quando si apre una attività in questo paese. 
Vogliamo crescita e sviluppo? Dobbiamo creare le condizioni per favorire l’iniziativa privata e la nascita di nuove imprese, portando occupazione e ricchezza.
Ma quanto sono cambiati gli scenari in trent’anni?
Vi invito a consultare le tabelle in coda all'intervento, con i dati forniti dalla Camera di Commercio inerenti le dinamiche degli addetti, il reddito, il numero di imprese e i tassi di crescita degli ultimi anni.

Negli ultimi anni c'è calo praticamente in tutti i settori.
Analizzando i dati vediamo che Padova e provincia è passata da un Pil di 59 milioni di euro nel 1951,  ad un Pil di 25 miliardi e 700 milioni di euro nel 2011. 
Questo vuol dire che se crisi ci sono state sono state superate da una abbondante e progressiva produzione di ricchezza. 

Ma oggi c'è solo crisi, e cala anche la produzione di ricchezza.
 Tutto ciò dimostra, con evidenza, che qualcosa non va. In questi ultimi 6 anni di crisi si è tolto ossigeno e provocato asfissia ai produttori. Banche, finanza, casta politica e burocratica asservite al mondo bancario e finanziario non si curano di noi.
Vogliamo curarci dal rischio asfissia?  dobbiamo spuntare le armi a chi la provoca.   
Intanto, facendo tutto ciò che va fatto dal di dentro per fare stare a galla le nostre aziende - e poi dandoci da fare sul fronte politico, RICOSTRUENDO una rappresentanza che da anni noi produttori di ricchezza non abbiamo più.
Le tabelle riportano in modo lapalissiano un dato: le microimprese (sotto i 9 addetti) erano il 92,8 % (72.155) nel 2001 e sono il 90,2% (75.758) nel 2011.
Gli occupati nella microimpresa erano 140.394 nel 2001 e sono 149.079 nel 2011.
 Imprenditori e lavoratori devono costruire una alleanza per la sopravvivenza. 
Parliamo di una alleanza fra persone,  non fra organizzazioni.  Per superare l’empasse delle organizzazioni ci vorrà del tempo. Perseguiremo l'obiettivo con calma, tenacia e molta determinazione.
Del resto la situazione delle imprese è quella descritta: un percorso ad ostacoli senza fine per l’accesso al 
credito, per stare in un paese dalla tassazione infinita, per una burocrazia asfissiante, per una giustizia che è 
tale solo di nome, per un ambientalismo di facciata che non tutela l’ambiente ma in compenso rovina il 
fegato tutti i santi giorni.


Dallo slogan “la rassegnazione non abita qui” e dalla volontà di reagire a questa situazione di grave crisi, nasce SOS ECONOMIA ITALIA.
Fin dalla presentazione, più di qualcuno ci ha chiesto: “ma c’era bisogno di una nuova associazione? Ce ne sono già tante!”. 
Si! Ce n’era bisogno. La consapevolezza che questa crisi non è colpa nostra, è forte in noi e ci spinge ad agire.
Quando un politico sa che bisogna tagliare gli sprechi e continua ad aumentare il debito pubblico. Quando con le sue decisioni mette la mia impresa sul lastrico, rovina la mia famiglia e nonostante tutto continua a chiedermi soldi che non ho più, - agire ed essere protagonisti non è solo una necessità, è un dovere.
Per noi, piccoli imprenditori di questo territorio, da sempre questo è il nostro modo di essere:
- determinati
- con la grinta di chi non molla mai
- rispettosi del lavoro nostro e dei nostri collaboratori
- con al centro dei nostri programmi la famiglia, l’impresa, il rispetto delle regole e delle istituzioni
…e quello che dipendeva da noi l’abbiamo fatto:
- abbiamo lavorato tanto
- abbiamo investito i soldi prima di prenderli, quelli nostri e quelli dei nostri genitori
- abbiamo pagato le tasse e difeso l'ordine costituito.
- abbiamo delegato altri a rappresentarci nelle istituzioni, spesso dando deleghe in bianco - e questa politica ci ha riempito di burocrazia
Gli stessi politici e le nostre organizzazioni professionali cui noi abbiamo dato delega piena:
- ci hanno spremuto come dei limoni per mantenere uno Stato elefantiaco ed inefficiente
- hanno dato carta bianca alle banche ad alla finanza
- hanno provocato un disastro ed ora i costi della crisi li fanno pagare a noi.
- Le associazioni di categoria sono state assenti, o peggio, conniventi con il potere politico, per difendere privilegi di funzionari, o di qualche Dirigente.
Noi piccoli imprenditori abbiamo fatto tanto per la crescita dei nostri territori, in termini di ricchezza e benessere diffusi e conseguente pace sociale. Abbiamo ricevuto scarpe in faccia, scarsa considerazione sociale e siamo stati acciati a più riprese quali causa della crisi in atto.
Ecco, per queste ragioni è nata SOS ECONOMIA ITALIA!
COSA FARE?…PRIMO, DENTRO LE NOSTRE IMPRESE
Ad esempio sul credito sappiamo che perdurerà la stretta creditizia e quindi bisognerà improntare delle strategie aziendali con liquidità fortemente ridotta. Non sempre lo scontro quotidiano con le banche paga. -- Bisogna ricercare  il dialogo con funzionari che spesso sono più frustrati di noi imprenditori.
- Bisogna ristrutturare i tempi di pagamento clienti/fornitori per diminuire il ricorso alla banca.
- Bisogna, in presenza, di perdite non dormirci sopra, e trovare le cause e intervenire.  
- Bisogna verificare i costi di produzione cambiando tempi e metodi di lavoro per ogni singolo prodotto. - ---- Bisogna avere il coraggio di cercare e fare alleanze, quando le dimensioni aziendali sono troppo piccole per resistere sul mercato.
Ad esempio la nuova legislazione sulle “reti d'impresa” ci sembra un ottimo stimolo per ricercare soluzioni in grado di sviluppare sinergie fra più unità produttive senza necessariamente arrivare ad una nuova azienda consortile. 
E' una sfida che richiede un salto culturale tutt'altro che semplice ed un aumento delle capacità manageriali non sempre a portata di mano. E' una sfida per chi non ha paura di misurarsi con tutti i luoghi comuni che caratterizzano la nostra mentalità. Si tratta anche di interessanti banchi di prova per i giovani, soprattutto se diplomati o laureati, che intendano sviluppare le proprie capacità di leadership nella professione di manager di rete.
…POI GUARDIAMOCI INTORNO
Quando avremo fatto tutto il possibile in casa nostra, costruiamo le giuste alleanze, allo scopo  di ristrutturare il sistema Italia, costruendo un Paese che favorisca  il fare impresa.

La convinzione è che noi imprenditori dobbiamo imparare a curare i nostri interessi in prima persona anche in campo politico, disegnandoci un nuovo ruolo nella rappresentanza politica e sociale.
Basta deleghe in bianco! A nessuno.
Nei tavoli, dove si decidono le sorti del nostro Paese, vogliamo ci sia seduto anche qualcuno dei “nostri”.
-Vogliamo riportare al più presto, al centro del dibattito politico, la famiglia e l’impresa tramite proposte concrete e attuabili.
-Vogliamo creare una rete di rappresentanza territoriale in grado di divenire protagonisti nelle scadenze elettorali, magari in sinergia con le Organizzazioni Professionali, che questa rete di rappresentanza la possiedono già. Sono di questi giorni i vari appelli apparsi sulle pagine dei quotidiani locali, che vanno in questo senso.
Ritornando alla domanda nel titolo del convegno, ossia QUALE FUTURO  ci attenderà,  credo che la risposta vada cercata in quello che sapremo costruire. Chiedetemi se sono ottimista?
Vi rispondo di Si! 
Si, per il coraggio degli imprenditori e dei loro collaboratori, degli artigiani, dei commercianti, degli agricoltori, dei professionisti, dei giudici coraggiosi, della gente comune che sta imparando a sostenersi sulle proprie gambe, confrontandosi giorno dopo giorno alla crisi con i sacrifici e l’operosità, inventandosi nuove attività e modalità di sostentamento, abituati a non pesare sulla nostra economia ma a rimboccarsi le maniche.
Ecco perché sono fiducioso, nonostante tutto, nonostante gli intralci di una politica fatta da persone meschine, incapaci e incuranti delle sorti del proprio Paese.
Una nuova consapevolezza è nata, e fra gli imprenditori che producono ricchezza c’è una gran voglia di pulizia, di facce nuove, di una nuova politica fatta nell’interesse di cittadini protagonisti.
QUESTO E’ SOS ECONOMIA ITALIA.



Tabella1: dinamica addetti primi 10 settori industriali

















Tabella2: dinamica addetti primi 10 settori con riduzione addetti

















Tabella3: industrie settori con aumento addetti

















Tabella4: terziario settori con diminuzione addetti

















Tabella5: dinamiche addetti settori in aumento

















Tabella6: sintesi principali indicatori economici confronto Padova con Veneto






















Tabella7: occupati per macrosettori











Tabella8: reddito lordo prodotto






















Tabella9: imprese operative dati 2008 – 2012




















Tabella10: agricoltura



































Tabella11: imprese per classi di addetti





















Tabella12: tassi di crescita imprese attive