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martedì 6 settembre 2011

«Meno male che i mercati si sono accorti che l’Italia non è credibile»

di Antonio Vanuzzo
«Mario Monti è un grande politico, ma le misure di consolidamento fiscale di cui ha bisogno l’Italia rimangono le stesse qualsiasi sia il colore del governo». Lo dice a Linkiesta Hans Werner Sinn, presidente dell’Ifo e consigliere ascoltato da Angela Merkel. L’economista tedesco ritiene che la Bce abbia sbagliato a varare un programma di acquisto di bond italiani.
CERNOBBIO – «Meno male che i mercati si sono accorti che l’Italia aveva bisogno di una riforma del debito e della spesa pubblica». Va diretto al punto Hans Werner Sinn, presidente dell’Ifo, l’Istituto che si occupa di “tastare il polso” agli imprenditori tedeschi. Un indicatore molto osservato dai mercati per capire che aria tira nella principale economia europea.
Ieri mattina durante la prima sessione del Workshop Ambrosetti ha affermato che l’economia del Nord Italia «è tra le più forti d’Europa e salverà il resto del Paese». Come riallineare il Sud Italia e l’Europa mediterranea con il Nord Europa?
L’Italia e la Germania hanno problemi simili, come la competitività di alcune regioni, perché tutte le regioni hanno gli stessi salari. Credo dovremmo avere diversi livelli salariali a seconda della velocità della crescita economica. Tenere bassi i salari ad esempio in alcune regioni d’Italia, dove la crescita è più difficoltosa e dove la vita costa di meno, potrebbe stimolare la loro competitività e di conseguenza aumentare il livello di occupazione. In Germania abbiamo una politica da “stessa paga a parità di lavoro” che di fatto ha ostacolato l’ex Germania Est rispetto alla Germania Ovest.
Lei sostiene che la Bce non avrebbe mai dovuto varare un programma di acquisto di bond italiani e spagnoli. Perché?
Perché i Trattati di Maastricht vietano espressamente di finanziare i singoli Paesi. Condivido la visione del presidente della Bundesbank (la banca centrale tedesca, Ndr), che sostiene come l’acquisto di bond governativi sul mercato sia una forzatura dell’interpretazione dei trattati. Da un punto di vista “legale”, ho seri dubbi sulla condotta della Bce. Da un punto di vista squisitamente economico, gli acquisti massicci di Btp italiani da parte di Francoforte hanno determinato una fittizia riduzione del differenziale di rendimento con i bund, e questo ha diminuito l’urgenza di adottare misure significative per tagliare il debito e il deficit. Ritengo che il differenziale di rendimento sia una sorta di “strumento di controllo disciplinare” per i Governi, per far sì che non spendano soldi che non hanno.
Vero, ma allora la Bce non avrebbe dovuto nemmeno mandare una lettera al governo Berlusconi, chiedendo un preciso programma per evitare l’effetto contagio.
Si, ma la lettera rappresenta soltanto un avvertimento disciplinare, il cui effetto è pari a zero se accompagnato da un massiccio acquisto di titoli di Stato. Sarebbe stato meglio non scrivere la lettera né acquistare bond italiani. L’acquisto di bond riduce i differenziali di rendimento, è vero, ma questi spread sono necessari per mantenere sotto controllo l’eccessivo afflusso di capitali esteri in un sistema economico.
Crede che un governo “tecnico” guidato da Mario Monti potrebbe approvare con tempestività le misure di riduzione di debito e deficit che il mercato e l’Europa ci chiede?
Credo che Mario Monti sia un grande politico, adatto ad avere dei ruoli di vertice in Italia, e rispettato ovunque. Tuttavia, le misure di consolidamento fiscale di cui ha bisogno l’Italia rimangono le stesse qualsiasi sia il colore del governo. È assolutamente necessario agire ora, semplicemente perché non ci sono alternative. L’unica opzione possibile per l’Italia è l’austerity, altrimenti i salari e l’inflazione andranno fuori controllo.
Lei è molto scettico sul futuro dell’euro: parlare di uscita della Grecia dalla moneta unica non è più un tabù da molto tempo.
Non sono scettico sull’euro. Ritengo che saprà sopravvivere a questo periodo particolarmente turbolento, in quanto penso l’Europa abbia bisogno di una moneta unica. Per quanto riguarda la Grecia, rimanere in Eurozona sarà sempre più difficile, perché non vedo come il Paese possa ritornare ad essere competitivo senza una svalutazione. Anche se il debito ellenico venisse ristrutturato, l’economia non sarebbe in grado di crescere, perché il Paese è troppo caro rispetto, per esempio, alla vicina Turchia. Rimanere nell’euro, per la Grecia, significa dover affrontare un lunghissimo periodo di stagnazione, alti livelli di disoccupazione e tensioni politiche. Tuttavia, uscire dall’euro non è semplice, perché si realizzerebbe una catena di default che distruggerebbe il sistema bancario greco. Tutte le misure di austerità richieste dall’Europa vanno accompagnate proprio per questo con un pacchetto di aiuti al sistema finanziario di Atene.
Il parlamento tedesco ha ritardato il voto sul meccanismo salva-Stati Efsf, dal 21 al 29 settembre. Ritiene che l’Efsf sia uno strumento funzionale per calmare i mercati?
Penso che la dotazione finanziaria dell’Efsf sia troppo elevata, in quanto invita gli Stati in difficoltà a servirsene. Di fatto, è un passo in avanti nella direzione degli eurobond, che credo siano assolutamente pericolosi per l’Eurozona in quanto spalmano le responsabilità dei singoli Stati su tutti gli altri Stati membri, senza alcuna differenza di merito.
La Germania pagherebbe più di tutti.
Sicuramente, ma anche per ragioni di efficienza economica: gli eurobond eliminano il premio al rischio pagato dagli Stati con un elevato livello di indebitamento, eliminando per questo la funzione di “controllo disciplinare” dei mercati. I Paesi europei continuerebbero a basarsi pesantemente sull’indebitamento per finanziare la propria spesa pubblica, come è avvenuto prima della crisi dei debiti sovrani, e alla fine l’intera Eurozona affonderebbe soffocata dai suoi debiti. Basti pensare al rischio di contagio tra gli Stati fiscalmente sani e quelli malati. Recentemente, il premio al rischio pagato dalla Germania per il solo fatto di partecipare a questo programma è salito oltre quello della Gran Bretagna, per la prima volta nella storia. Ciò significa che anche la Germania è sulla buona strada per perdere progressivamente la sua credibilità sui mercati.
Un commento sugli ultimi dati relativi al Pil tedesco, sostanzialmente a zero negli ultimi due trimestri. È un cambiamento congiunturale o un rallentamento temporaneo?
Gli ultimi dati sul Pil tedesco non sono stati per nulla buoni, ma per il semplice fatto che abbiamo deciso di chiudere le nostre centrali atomiche. Una decisione politica pesante che non ha nulla a che fare con il ciclo economico tedesco. Il clima che attraverso l’Ifo misuriamo ogni mese è peggiorato significativamente, ma siamo ancora a livelli elevati, e il giudizio degli operatori sulla situazione economica tedesca rimane ancora molto buono, ma non così buono come in primavera. Vediamo un sostanziale raffreddamento nell’attività economica, ma non si tratta assolutamente di una recessione. Semplicemente, il boom straordinario che ha vissuto l’economia tedesca è passato. La Germania avrà ancora l’opportunità di crescere sopra la media dell’Eurozona negli anni a venire, almeno fino a quando rimarrà un porto sicuro per i capitali.
antonio.vanuzzo@linkiesta.it

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