Eccovi un piccolo stralcio.
Maggio 1993
Intervista con Giorgio Panto
Cosa pensa sia importante ora per l'impresa Italia?
Penso, che i tempi siano maturi perché imprenditori e dipendenti capiscano che gli interessi sono comuni e che la via da percorrere è a senso unico per entrambi.
Le demagogie sono crollate e i posti di lavoro non si costruiscono forzosamente e artificiosamente, [...] si creano con coraggio e abnegazione imprenditoriale da una parte e con produttività e intelligenza dall'altra.
Perché ha attaccato le associazioni territoriali?
Perché sono rappresentate da personaggi di comodo, senza coraggio e carisma, imbellettati di solo propositività spicciola, legati a connivenze reazionarie e ininfluenti sugli accadimenti economici, ciarlieri e sprecadenaro, incollate su poltrone saporifere
Ma le associazioni hanno sempre avuto a capo personaggi di spicco?
Si purtroppo lo so, ma è proprio la grande nomenclatura industriale che è alla base della nostra economia malata e del nostro debito pubblico. Non ha mai avuto la forza e lo spessore morale di opporsi allo sfascio della cultura economica degli anni settanta, alla miopia e ingordigia politica. Le dirigenze delle associazioni territoriali, perlopiù, sono automi seduti che alzano le mani solo per incensarsi. E questo per loro è già gratificante. Mi sembra che, da parte loro, in decenni non sia mai stata sviluppata un'iniziativa volta a cambiare rotta: intendo iniziative che avessero l'incisività di una cannonata e non solo il suono di trombette di carnevale.
Tratto da "Pensiero Libero" Ed. Zanetti 2007
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