A poco più di un mese
dall'approvazione del nuovo “piano casa” del Veneto sta
infuriando la polemica da parte di alcuni sindaci. In primis quelli
di sinistra, poi altri della Lega ed ora quelli di Asiago e Cortina.
Sull'argomento abbiamo rivolto
alcune domande al Presidente di SOS ECONOMIA ITALIA Aladino Lorin.
- La vostra associazione, già in fase di discussione aveva espresso un parere favorevole al nuovo piano casa proposto dalla maggioranza in Consiglio Regionale.
R. Confermo. Noi consideriamo la L.R.
n. 32 del 29.11.2013 una buona legge. Ha fatto chiarezza su alcuni
punti controversi, ha ristretto il campo di applicazione
dell'ampliamento al proprietario della casa ai familiari. Ha puntato
molto sul recupero e la riqualificazione dei fabbricati esistenti. Mi
sembra vada nella direzione indicata dagli ambientalisti e di chi
vuole limitare lo spreco del territorio.
- I sindaci, soprattutto quelli di sinistra dicono il contrario. Parlano di colata di cemento.
R. Stanno parlando contro una legge
immaginaria. Quella entrata in vigore, ripeto, tutela il territorio,
consente di sistemare i familiari senza cadere sotto le grinfie degli
speculatori delle aree edificabili, pone fine agli arbitrii di troppi
sindaci abituati a complicare la vita dei cittadini invece di
risolvere i loro problemi. Il loro pregiudizio è più forte della
realtà. E' una legge che in questa situazione di crisi nera
dell'edilizia può fare lavorare tante piccole imprese legate al
sistema casa: dai muratori agli idraulici, dagli elettricisti ai
pavimentisti, dai lattonieri ai venditori di mobili.
- Ma allora perchè i sindaci sono così incazzati?
R. Glielo dico io perchè. Con il terzo
piano casa, la Regione Veneto ha tolto loro la marmellata, nel senso
che ha dato finalmente DIRETTAMENTE al cittadino il diritto di
ampliare senza doversi levare il cappello nei confronti del sindaco o
dell'assessore all'urbanistica. Il risultato è che i cittadini cosi
non sono più soggetti ricattabili. In altre parole ….... addio
tangenti.
- E' grave quello che dice.
R. Se non ci fosse il piano casa, il
semplice cittadino dovrebbe chiedere alla giunta di inserire nel
piano del sindaco un lotto, un pezzo di lottizzazione. E' un iter che
vede il semplice cittadino sempre con il cappello in mano e
purtroppo, spesso, anche con il portafoglio in mano. L'ultimo piano
casa ha spezzato questa catena di S. Antonio e qualche amministratore
si è incazzato.
C'è inoltre un problema di cassa per
il comune. Il piano casa riduce di molto gli oneri di urbanizzazione
ed i sindaci preferirebbero l'edificazione con l'iter normale.
- Per esempio?
R. Dipende da comune a comune. Ma ad
esempio se parliamo di una casa di 600 metri cubi in zona rurale, in
periferia di Padova gli oneri di urbanizzazione possono superare i
30.000 euro. Con il piano casa la cifra può scendere di molto. Per i
singoli lotti di completamento i comuni hanno iniziato a chiedere la
“perequazione” che può arrivare a 50 euro metro cubo. Per 600
metri cubi vuol dire altri 30.000 euro. Non so se mi spiego.
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