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martedì 14 gennaio 2014

TERZO “PIANO CASA” DEL VENETO


A poco più di un mese dall'approvazione del nuovo “piano casa” del Veneto sta infuriando la polemica da parte di alcuni sindaci. In primis quelli di sinistra, poi altri della Lega ed ora quelli di Asiago e Cortina.
Sull'argomento abbiamo rivolto alcune domande al Presidente di SOS ECONOMIA ITALIA Aladino Lorin.

  1. La vostra associazione, già in fase di discussione aveva espresso un parere favorevole al nuovo piano casa proposto dalla maggioranza in Consiglio Regionale.
R. Confermo. Noi consideriamo la L.R. n. 32 del 29.11.2013 una buona legge. Ha fatto chiarezza su alcuni punti controversi, ha ristretto il campo di applicazione dell'ampliamento al proprietario della casa ai familiari. Ha puntato molto sul recupero e la riqualificazione dei fabbricati esistenti. Mi sembra vada nella direzione indicata dagli ambientalisti e di chi vuole limitare lo spreco del territorio.
  1. I sindaci, soprattutto quelli di sinistra dicono il contrario. Parlano di colata di cemento.
R. Stanno parlando contro una legge immaginaria. Quella entrata in vigore, ripeto, tutela il territorio, consente di sistemare i familiari senza cadere sotto le grinfie degli speculatori delle aree edificabili, pone fine agli arbitrii di troppi sindaci abituati a complicare la vita dei cittadini invece di risolvere i loro problemi. Il loro pregiudizio è più forte della realtà. E' una legge che in questa situazione di crisi nera dell'edilizia può fare lavorare tante piccole imprese legate al sistema casa: dai muratori agli idraulici, dagli elettricisti ai pavimentisti, dai lattonieri ai venditori di mobili.
  1. Ma allora perchè i sindaci sono così incazzati?
R. Glielo dico io perchè. Con il terzo piano casa, la Regione Veneto ha tolto loro la marmellata, nel senso che ha dato finalmente DIRETTAMENTE al cittadino il diritto di ampliare senza doversi levare il cappello nei confronti del sindaco o dell'assessore all'urbanistica. Il risultato è che i cittadini cosi non sono più soggetti ricattabili. In altre parole ….... addio tangenti.
  1. E' grave quello che dice.
R. Se non ci fosse il piano casa, il semplice cittadino dovrebbe chiedere alla giunta di inserire nel piano del sindaco un lotto, un pezzo di lottizzazione. E' un iter che vede il semplice cittadino sempre con il cappello in mano e purtroppo, spesso, anche con il portafoglio in mano. L'ultimo piano casa ha spezzato questa catena di S. Antonio e qualche amministratore si è incazzato.
C'è inoltre un problema di cassa per il comune. Il piano casa riduce di molto gli oneri di urbanizzazione ed i sindaci preferirebbero l'edificazione con l'iter normale.
  1. Per esempio?

R. Dipende da comune a comune. Ma ad esempio se parliamo di una casa di 600 metri cubi in zona rurale, in periferia di Padova gli oneri di urbanizzazione possono superare i 30.000 euro. Con il piano casa la cifra può scendere di molto. Per i singoli lotti di completamento i comuni hanno iniziato a chiedere la “perequazione” che può arrivare a 50 euro metro cubo. Per 600 metri cubi vuol dire altri 30.000 euro. Non so se mi spiego.

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