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domenica 27 novembre 2011

Padova, imprenditore suicida per crisi Esplode la rabbia contro Equitalia

di Roberta Polese




Giancarlo Perin aveva 52 anni, una moglie, due figli, una bella casa. Era proprietario di una delle imprese edili storiche dell’Alta padovana, la Perin Fratelli srl. Venerdì scorso un suo dipendente lo ha trovato impiccato alla benna della gru nella sua ditta di Borgoricco. In un biglietto alla famiglia ha accennato alla crisi, a problemi economici. Chi lo conosce bene dice che temeva di non riuscire più a dare un futuro ai suoi dipendenti.
Effettivamente sembra che la Perin non pagasse la cassa edile dall’aprile scorso, e che avesse chiesto un finanziamento alla banca. Forse Giancarlo non ha avuto le risposte che voleva. Di certo ora quelle risposte le chiedono a gran voce imprenditori e sostenitori che stanno ingrossando sempre più le file degli indipendentisti veneti. “Veneto Stato”, movimento famoso per la “statua all’evasore” in un piccolo comune del Vicentino, si è presentato davanti alla sede di Equitalia a Padova, con bandiere, altoparlanti, striscioni e slogan. Primo tra tutti “Fratelli d’Italia? Non siamo neanche parenti”. L’obiettivo era dimostrare tutta la rabbia per sentirsi strangolati e oppressi da quelle che definiscono le “braccia armate” dello Stato: Equitalia, agenzia delle entrate, Finanza, tasse, ma soprattutto banche.
In onore di Giancarlo il centinaio di manifestanti, tenuti sotto stretta osservazione dalla polizia, hanno acceso alcuni lumini davanti al portone dell’agenzia in via Longhin, “in ricordo di Giancarlo e di tutti i veneti che soffrono per questo illegittimo martellamento esattoriale”, dice il presidente Lucio Chiavegato. La rabbia espolde solo a sentir nominare i ‘nemici’ della Lega. “Bossi è un traditore, Zaia ci chiede di comprare i Btp? Se li compri lui, qui c’è gente che si mette una corda al collo pur di non licenziare i dipendenti”. Una delegazione di manifestanti viene ricevuta a metà mattina da Maurizio Trevisan, capo dell’ufficio provinciale. L’incontro dura una decina di minuti. “Gli abbiamo dato un ultimatum – dice la ‘pasionaria’ imprenditrice Patrizia Badii, fiorentina di nascita e veronese di adozione – o ritirano tutti i loro bollettini o noi non paghiamo, gli abbiamo detto di guardarsi le spalle, chi medita il suicidio per debiti può commettere qualsiasi follia”.
Veneto Stato nasce nel settembre del 2010 e mette insieme le spinte indipendentiste che ruotano attorno al Partito Nazionale Veneto. Lo Statuto, scritto in dialetto, chiede un referendum e il riconoscimento del Veneto come Stato membro dell’unione erupea. Bandiera del movimento, che non ama definirsi partito, è l’evasione fiscale come segno di protesta. La notizia dell’imprenditore suicidatosi in azienda ha lasciato tutti sconvolti: “Ci siamo riconosciuti in lui – afferma la Badii – qui ci si ammala, c’è gente che va in depressione, che perde i capelli, ci strangolano per i prestiti e appena saltiamo una rata ci saltano al collo”.
Il tam tam organizzativo è arrivato anche a Brescia e Bergamo. Gli imprenditori delle altre regioni in Veneto vengono ironicamente chiamati stranieri, ma la gente qui ha poca voglia di scherzare. “Tre anni fa ho aperto un’attività a Genova, ho dovuto chiudere, mi sono ritrovata una cartella da 15milia euro – dice Antonella Clementi, anche lei davanti a Equitalia a manifestare – avevo versato i contributi dei miei dipendenti ma non i miei, sono dovuta tornare a casa dei miei genitori a Brescia, ho 52 anni e due figlie, non dico a nessuno dove sono perché ho paura che mi vengano a cercare”.



- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario! 

domenica 20 novembre 2011

Chi salva l'artigiano?

Annotiamo l'ennesima tragedia che ha colpito il mondo del'artigianato, con buona pace dell'opinione pubblica e la "normalità"con cui i media riportano la notizia. Mi riferisco alla triste vicenda dell'imprenditore edile di Borgoricco suicida perché strozzato dai debiti che la sua azienda aveva con le banche. I commenti delle persone che lo conoscevano, ci parlano di una persona perbene, attaccato al suo lavoro, uno di noi insomma. L'ennesima persona perbene vittima di questa crisi, che sembra non finire mai.
Cosa dire davanti a simili eventi, quando le parole ti mancano e il pensiero inevitabilmente va ai cari che rimangono soli, attoniti e angosciati di fronte a queste tragedie?
Il silenzio in rispetto del dolore dei familiari sarebbe dovuto, ma la frequenza con cui avvengono queste vicende deve portarci ad urlare il nostro "BASTA".
Sappiamo benissimo perché onesti imprenditori arrivano a tanto, e la parola che sintetizza al massimo tutto questo è :  CRISI.
Ma sappiamo bene da dove arriva questa crisi! Arriva dalle banche e dal mondo finanziario e nonostante sia palese a tutti, la crisi la pagano le imprese e le famiglie.
Chi ha causato questo disastro mondiale non solo è stato salvato con risorse pubbliche (e già questo è inaccettabile), ma addirittura sta traendo il massimo profitto sulle disgrazie che hanno causato nel nostro mondo e tra le nostre imprese!
La ricchezza nasce dalla "produzione" mentre la "finanza" la sottrae a chi la produce e la concentra nelle mani di pochi.
E allora  mi chiedo CHI SALVA L'ARTIGIANO, la sua impresa e la sua famiglia? Chi lo salva dallo strapotere delle banche?
Non lo salverà di certo la politica! Assistiamo tutti  inermi e senza reazione alle vicende attuali, dove la politica si è arresa ai poteri forti economici e ci sta preparando ai sacrifici che saranno necessari per ripianare i loro errori,commessi in tutti questi anni di malgoverno, senza pagarne il minimo obolo per giunta.
Non lo salverà nemmeno le associazioni di categoria, prone e servizievoli nei confronti dei politici forti di turno, in attesa magari di poter raccogliere le briciole di potere e i privilegi che ne derivano, lasciate dalla politica .
Rimane solo la coscienza di tutti noi, perché sappiamo che tutto ciò che sta avvenendo è profondamente sbagliato e ingiusto! Dobbiamo riprendere la consapevolezza che il cambiamento può avvenire solo dal basso, cioè da noi cittadini, imprese e famiglie!
La consapevolezza che si può e si deve fare, prima che succedano cose irreparabili.
Perché è questo il pericolo che la nostra società corre.
Riprendiamoci la rappresentanza, a tutti i livelli, facciamolo e presto!


domenica 13 novembre 2011

Il rapporto UE sulla competitività boccia l’Italia per il carico burocratico sulle imprese

 

La Commissione Europea ha pubblicato lo scorso 14 ottobre il rapporto “Politica industriale: rafforzare la competitività”, che esamina in modo specifico i risultati dell’industria relativamente alla competitività nel mercato unico, oltre alle misure che gli stati membri hanno posto in essere per migliorarla. Il giudizio per l’Italia è piuttosto duro, in particolare per quanto riguarda il potenziale di crescita e il carico burocratico che le imprese italiane sono costrette a sopportare, il più gravoso tra i 27 paesi UE.
“Pur mantenendo una base industriale diversificata e per certi versi competitiva a livello globale, il potenziale complessivo di crescita dell’Italia è ragione di preoccupazione” annuncia la Commissione UE all’interno del dossier, realizzato dai servizi del commissario all’Industria Antonio Tajani. Gli ostacoli burocratici sembrano inoltre rappresentare un problema concreto: leggi, permessi e regolamenti sul lavoro obsoleti contribuiscono a rendere il sistema istituzionale italiano il più penalizzante per il business. In questo senso, il paese più favorevole è stato individuato nella Finlandia.
L’Italia si caratterizza inoltre per la scarsa produttività nel lavoro, seppur di non molto inferiore alla media, e si posiziona tra i paesi che possiedono tecnologie meno avanzate assieme a Grecia e Portogallo: a malapena il 55% delle imprese viene definito “innovativo”, contro l’80% della Germania.
Tutti fattori che minano il vantaggio competitivo delle nostre imprese rispetto a quelle degli altri Paesi UE. In particolare se si considera che nel contesto europeo si registra una timida e piuttosto fragile ripresa generale e il sistema economico risulta caratterizzato da un certo pessimismo che pone l’Europa a rischio di una flessione della crescita.

http://www.fondazioneimpresa.it/archives/2562

lunedì 7 novembre 2011

Sos lavoro:a rischio estinzione molti lavori dell’artigianato e dell’agricoltura


HPIM0164.JPGA lanciare l’sos è la CGIA di Mestre: nei prossimi 10 anni sono a rischio estinzione molte professioni manuali dell’artigianato e dell’agricoltura che potrebbero comportare la perdita di almeno 385.000 posti di lavoro.
Quali sono le principali esperienze lavorative che rischiano di scomparire ? Secondo l’elaborazione degli artigiani mestrini, la lista include gli allevatori di bestiame nel settore zootecnico, i braccianti agricoli e una sequela di mestieri artigiani come i pellettieri, i valigiai, i borsettieri, i falegnami, gli impagliatori, i muratori, i carpentieri, i lattonieri, i carrozzieri, i meccanici auto, i saldatori, gli armaioli, i riparatori di orologi e di protesi dentarie, i tipografi, gli stampatori offset, i rilegatori, i riparatori di radio e Tv, gli elettricisti, gli elettromeccanici, addetti alla tessitura e alla maglieria, i sarti, i materassai, i tappezzieri, i dipintori, gli stuccatori, i ponteggiatori, i parchettisti e i posatori di pavimenti.
Infine, in questa mappa delle principali professioni a rischio estinzione, troviamo anche delle figure professionali più “generiche” come gli autisti, i collaboratori domestici, gli addetti alle pulizie, i venditori ambulanti, gli usceri e i lettori di contatori.
Come si è giunti alla mappatura di queste categorie ? Innanzitutto la CGIA ha calcolato il numero di occupati presenti oggi nelle principali professioni manuali compresi nella fascia di età che va tra i 15 ed i 24 anni e in quella tra i 55 ed i 64 anni.
Dopodichè ha misurato il tasso di ricambio, riuscendo così a stilare una prima graduatoria per mestieri. Infine ha stimato il numero delle figure che, presumibilmente, verranno a mancare nei prossimi 10 anni per ciascuna attività (*).
“Premesso che non siamo in grado di prevedere se nei prossimi anni cambieranno i fabbisogni occupazionali del mercato del lavoro italiano – esordisce Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – siamo comunque certi di tre cose. La prima: fra 10 anni la grandissima parte degli over 55 censiti in questa mappa lascerà il lavoro per raggiunti limiti di età. La seconda: visto il forte calo delle nascite avvenuto in questi ultimi decenni, nel prossimo futuro si ridurrà ancora di più il numero dei giovani che entreranno nel mercato del lavoro, accentuando così la mancanza di turn-over. La terza: se teniamo conto che i giovani ormai da tempo si avvicinano sempre meno alle professioni manuali, riteniamo che il risultato ottenuto in questa elaborazione sia molto attendibile.”
Come si può invertire questa tendenza ?
“Difficile trovare una soluzione – prosegue Bortolussi – che in tempi ragionevoli sia in grado di colmare un vuoto culturale che dura da più di 30 anni. Innanzitutto bisogna rivalutare, da un punto di vista sociale, il lavoro manuale e le attività imprenditoriali che offrono queste opportunità.
Per molti genitori – prosegue il segretario della CGIA – far intraprendere un mestiere al proprio figlio presso un’azienda artigiana è l’ultimo dei loro pensieri. Si arriva a questa decisione solo se il giovane è reduce da un fallimento scolastico, per cui l’occupazione presso un laboratorio artigiano diventa un ‘refugium peccatorum’.
Per questo è necessario avvicinare la formazione scolastica al mondo del lavoro. Attraverso le riforme della scuola avvenute in questi ultimi anni e, soprattutto, con il nuovo Testo unico sull’apprendistato approvato nel luglio scorso – conclude Bortolussi – qualche passo importante è stato fatto. Ma non basta. Bisogna fare una vera e propria rivoluzione culturale per ridare dignità, valore sociale e un giusto riconoscimento economico a tutte quelle professioni dove il saper fare con le proprie mani costituisce una virtù aggiuntiva che rischiamo di perdere”.
(*) risultato ottenuto dalla differenza tra il n° di occupati fra gli over 55 e quelli fra gli under 24