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domenica 29 aprile 2012

Accesso al credito, per le piccole imprese è un tabù

Per la prima volta dal 2008, sono piu' numerose le imprese che ottengono meno credito di quello richiesto o non lo ottiene affatto rispetto a quelle che si sono viste accordare il finanziamento. E' quanto emerge da una ricerca dell'Osservatorio sul credito per le imprese del commercio, del turismo e dei servizi nel primo trimestre del 2012 realizzato da Confcommercio-Imprese per l'Italia: sono calate le imprese in grado di fronteggiare il proprio fabbisogno finanziario senza alcuna difficolta' (sono il 36,1% contro il 41,8% del trimestre precedente) e, per la prima volta dal 2008, sono piu' numerose le imprese che ottengono meno credito di quello richiesto o non lo ottengono affatto (quasi il 37%) rispetto a quelle che si sono viste accordare il finanziamento (34,2%); nel Mezzogiorno, in particolare, questa percentuale raggiunge la punta massima del 44,4%.

In ogni caso, complessivamente solo il 18,7% delle imprese ha fatto richiesta di credito e, di queste quasi una su cinque e' ancora in attesa di conoscere l'esito della propria domanda, una quota molto alta dovuta, forse, alla cautela con la quale le banche si stanno muovendo in questo periodo nei confronti delle imprese; peggiora, infine, il giudizio delle imprese per quanto concerne il costo dei finanziamenti, il costo delle cosiddette "altre condizioni" e il costo dei servizi bancari; ma e' negativa anche la percezione riguardo alla durata temporale del credito e alle garanzie richieste da parte delle banche a copertura dei finanziamenti concessi.

domenica 15 aprile 2012

IMU, accise, IVA, bye bye Italia!

Tasse, tasse e ancora tasse. Non era ancora finita la paura per una nuova tassa di due centesimi sugli SMS, che sembra arrivare una nuova stangata sulla benzina.
Il finanziamento alla protezione civile dimostra che il Governo è in grado di agire solo da un lato: quello delle entrate. La spending review del Ministro Giarda serve a ben poco, se ogni volta che si parla di manovre finanziarie, si sentono solo nuove tasse.
In questo caso la proposta è quella di aumentare di cinque centesimi l’accisa sui carburanti. Un’altra volta, dato che negli ultimi dodici mesi gli incrementi delle tasse sulla benzina hanno portato il prezzo vicino ai 2 euro al litro.
È mai possibile che si agisca sempre dal lato dell’entrate e mai da quello delle uscite?
La Spagna sarà in pericolo a causa della debolezza del sistema bancario, ma perlomeno Mariano Rajoy agisce principalmente dal lato del taglio delle spese e non ha toccato l’IVA.
In Italia invece, il Governo Monti, seguendo la scelta del Ministro dell’Economia Giulio Tremonti si appresta ad alzare l’IVA fino al 23 per cento. Siamo ormai ai livelli del Portogallo e siamo a quattro punti percentuali in più rispetto a pochi mesi fa (il 21 per cento in più).
Oltre all’IVA c’è anche da ricordare la nuova IMU, che “per fortuna” potrà essere probabilmente pagata in tre rate. Come dire, morire dissanguati piuttosto che d’infarto. Purtroppo è l’economia italiana che è sull’orlo del collasso totale.
Come faranno le famiglie e le imprese a resistere? Come potranno pagare nei prossimi mesi una tassazione che supera abbondantemente il 53 per cento in termini reali di quanto si produce?
La situazione economica non migliora e il peggio non è alle spalle, bensì deve ancora arrivare. Non è un caso che la tensione sullo spread italiano rimane molto elevato. Il debito a dieci anni paga interessi pari al 200 per cento superiori a quelli di soli 12 mesi fa.
E il debito continua a salire, nonostante il continuo aumento della tassazione. È mai possibile? Certo, dato che come ricorda giustamente il professore Ugo Arrigo, con una contrazione del PIL nominale serve ben poco avere un avanzo primario.
Si parla ormai di una caduta del PIL di oltre 2 punti percentuali nel 2012, dopo che già nella seconda parte dell’anno l’economia italiana era in recessione. Con queste previsioni è impossibile arrivare al pareggio di bilancio e saranno necessarie altre manovre finanziarie tassaiole, come ricorda Oscar Giannino su queste colonne, mentre il debito corre oltre i 120 punti percentuali sul PIL e si accinge a sfondare quota 2000 miliardi di euro.
Dove troveranno gli italiani altre risorse? Non le troveranno.
Forse, invece, dovrebbe essere un Governo tecnico a trovare altre risorse, però questa volta non derivanti da nuove tasse. Non è facile, ma i tagli della spesa si stanno attuando in tanti paesi (non certo in Grecia dove in realtà il paese non è stato in grado di tagliare quasi nulla). Ed è mai possibile che i tanti carrozzoni di Stato continuino a rimanere stretti nelle mani della politica? La parola privatizzazione non dice nulla?
Se tagli e privatizzazioni non saranno attuati velocemente, si potrà purtroppo dire: bye bye Italia.

Andrea Giuricin
chicago blog

domenica 1 aprile 2012

Allarme fallimenti: toccato il record nel 2011, oltre 11.600

 

Nel 2011 ben 11.615 aziende hanno chiuso i battenti per fallimento, un dato mai toccato in questi ultimi 4 anni di grave crisi economica. Un record che ci segnala quanto siano in difficoltà le imprese italiane, soprattutto quelle di piccole dimensioni che, come ricorda la CGIA, continuano a rimanere il motore occupazionale ed economico del Paese.
“La stretta creditizia, i ritardi nei pagamenti e il forte calo della domanda interna -  segnala il segretario della CGIA di Mestre Giuseppe Bortolussi – sono le principali cause che hanno costretto molti piccoli  a portare i libri in Tribunale. Purtroppo, questo dramma non è stato vissuto solo da questi datori di lavoro, ma anche dai loro dipendenti che, secondo una nostra prima stima, in almeno 50.000 hanno perso il posto di lavoro”. 
Ma, ricordano dalla CGIA, il fallimento di un imprenditore non è solo economico, spesso viene vissuto da queste persone come un fallimento personale che, in casi estremi, ha portato decine e decine di piccoli imprenditori a togliersi la vita.
“La sequenza di suicidi e di tentativi di suicidio avvenuta tra i piccoli imprenditori in questi ultimi mesi – prosegue Bortolussi – sembra non sia destinata  a fermarsi. Solo in questa settimana, due artigiani, a Bologna e a Novara, hanno tentato di farla finita per ragioni economiche. Bisogna intervenire subito e dare una risposta emergenziale a questa situazione che rischia di esplodere. Per questo invitiamo il Governo ad istituire un fondo di solidarietà che corra in aiuto a chi si trova a corto di liquidità”.
Infine, il segretario della CGIA di Mestre ritorna sui dati pubblicati ieri dal ministero delle Finanze.
“Attenti a dare queste chiavi interpretative fuorvianti e non corrispondenti alla realtà. Le comparazioni vanno fatte  tra soggetti omogenei, ad esempio tra artigiani e i loro dipendenti. Ebbene, se confrontiamo il reddito di un dipendente metalmeccanico con quello del suo titolare artigiano, quest’ultimo dichiara oltre il 40% in più, con buona pace di chi vuole etichettare gli imprenditori  come un popolo di evasori”. 



IMPRESE: N°  FALLIMENTI (anno 2011) 
  N. fallimentiFallimenti ogni 10.000 imprese attive
 LOMBARDIA           2.61331,5
 LAZIO               1.21526,1
 FRIULI-VENEZIA GIULIA25025,4
 MARCHE               39825,0
 VENETO              1.12224,4
 TOSCANA             84322,9
 UMBRIA              18522,1
 CAMPANIA            1.00821,3
 EMILIA ROMAGNA      89920,9
 PIEMONTE             85720,4
 LIGURIA             23516,4
 CALABRIA            24915,8
 SICILIA             60115,8
 PUGLIA              52915,6
 MOLISE              4915,2
 SARDEGNA            21314,4
 ABRUZZO             18013,5
 TRENTINO A.A.12211,9
 VALLE D’AOSTA       97,3
 BASILICATA          387,0
 ITALIA11.61521,9
    
    
 Elaborazione Ufficio Studi CGIA Mestre