Pagine DOCUMENTI

domenica 21 luglio 2013

Ecco come la Germania sta comprando la Grecia


La Germania (non solo lei) sta acquistando la Grecia, che da tempo è in svendita. I tedeschi tra l'altro hanno concesso anche prestiti al paese ellenico, incassandone gli interessi. E rifiutano di pagare i risarcimenti che spetterebbero alla Grecia sin dal dopoguerra per le atrocità commesse dai nazisti: 70 miliardi di euro che al paese ellenico farebbero un gran comodo...


Da ieri, tutte le operazioni finanziarie elleniche sono gestite dall'istituto tedesco Kfw, il "braccio armato" di Deutsche Bank


«Questi qui si stanno comprando tutta la Grecia» sentenzia un tassista fuori dall'Hotel Hilton di Atene. La visita del super ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble è appena terminata, ma la sensazione diffusa è che sia stata più una presenza per addolcire l'amara cicuta che altro.
Alla vigilia dell'ennesima tranche di prestiti da 2,5 miliardi che la troika dovrebbe sbloccare per agosto, la notizia vera non è l'ennesimo buco nell'erario ateniese (mancati introiti per 1,6 miliardi dal gennaio ad oggi) ma il tentativo di Berlino di occupare finanziariamente il Paese. Mentre tutti sono impegnati a discutere del licenziamento di 25mila dipendenti pubblici che non muta di una virgola lo scenario apocalittico dei conti greci, Berlino ha deciso di impiantarsi in Grecia «conquistandola» definitivamente.

Da oggi tutte le operazioni finanziarie (investimenti, fondi alle piccole e medie imprese, infrastrutture) saranno gestite direttamente dall'istituto tedesco Kfw, il braccio armato di Deutsche Bank. La Kreditanstalt für Wiederaufbau (KfW) non è una banca scelta a caso. Si tratta dell'Istituto di Credito per la Ricostruzione, creato nel 1948, dopo la Seconda guerra mondiale, nell'ambito del Piano Marshall. Dopo la caduta della cortina di ferro, ha avuto un'impennata precisa con risvolti geopolitici rilevanti, finanziando la Germania Est con fondi europei. Schaeuble, incontrando due giorni fa ad Atene armatori, banchieri, manager e intermediari finanziari, ha chiarito come il suo Paese intenda il rapporto tra creditore e debitore: la Kfw lavorerà in cabina di regia con il Fondo di sviluppo greco-tedesco, che investirà nei piani aziendali, in particolare nelle piccole e medie imprese greche assolutamente carenti di liquidità. Ma lo farà tramite uno strumento di influenza economica internazionale dello Stato tedesco. Sarà il big brother con cui la Germania seguirà materialmente ogni singolo euro che si sposterà per e sul territorio ellenico.

Ma soprattutto, è la vulgata che circola tra i maggiori commentatori dopo che l'aereo di Stato tedesco trasportava il potente ministro verso il G20 di Mosca, garantirà Deutsche Bank (e anche Bundesbank) che nessuno faccia scherzi in Grecia, come una crisi di governo e la conseguenza ridefinizione del memorandum: in quel caso i due istituti perderebbero miliardi di mancati interessi sul maxiprestito.

Ma non è tutto, perché una serie di fondi internazionali (tedeschi in testa) hanno predisposto un protocollo di proposte da sottoporre alle banche greche: per ogni cento euro di prestiti «scaduti» (considerata l'altissima insolvenza dei cittadini che avevano acceso un mutuo o che avevano chiesto un finanziamento) il fondo ne mette sul tavolo trenta per comprare quel prestito. E un attimo dopo, quando il debitore non sarà in grado di onorarlo come faranno il prossimo 1 gennaio centocinquantamila cittadini greci secondo l'Istituto di statistica ellenico, si porteranno a casa resort nei paradisi delle Cicladi, prestigiosi immobili nel centro di Atene, sedi di industria e attività commerciali. Proseguendo di fatto in un'occupazione che, al netto di larghe intese o di flebili ingerenze dell'Ue, si sta compiendo.

A ciò si aggiunga un fatto preciso che Berlino non intende accettare: il risarcimento tedesco dei danni perpetrati alla Grecia durante l'occupazione nazista. Hitler invase la Grecia nell'Aprile 1941, saccheggiandola e devastandola in lungo e in largo. Secondo i dati della Croce Rossa Internazionale tra il '41 e il '43 furono almeno 300.000 cittadini greci a morire letteralmente di fame. Ma Germania Italia, oltre a pretendere cifre elevatissime per le spese militari, ottennero forzatamente dalla Grecia anche quello che venne definito un prestito d'occupazione, consistente in 3,5 miliardi di dollari. Lo stesso Fuhrer riconobbe in quella circostanza il valore legale del prestito e avallò il risarcimento. Ma alla Conferenza di Parigi nel 1946 ne riconobbe solo la metà. E così mentre l'Italia ripagò la propria parte del prestito, la Germania si rifiutò. Oggi quella cifra, al netto di interessi, ammonta a 163 miliardi. Più della metà del debito pubblico del Paese.


Fonte: ilgiornale.it 

lunedì 15 luglio 2013

Da Casa delle Imprese a “casa dei gastaldi”



Qualche giorno fa ironizzavo sul fatto che gli imprenditori si facevano “mangnare i risi in testa” dai funzionari delle organizzazioni professionali. Per farci una risata riportavo un aneddoto simpatico dal titolo “attenti al gastaldo”che  riporto qui di seguito.

      “ Un vecchio proprietario terriero, un tempo lo chiamavamo “agrario”, mi raccontava che il suo declino come “paron” (padrone) è iniziato dal momento in cui ha delegato tutto al “GASTALDO” (fattore) per potersi dedicare tout court a godersi la vita: casinò, donne, vacanze, ecc.  Mi diceva: “Mi sono accorto che in azienda non avevo più “potere” quando l'ultimo figlio è nato con il colore degli occhi del Gastaldo.”


Sono passati alcuni giorni e la realtà dei fatti supera la fantasia. Il Mattino di Padova annuncia che i tre direttori, Giopp di Confindustria, Barbierato dell'Ascom e Berengan dell'UPA si sono incontrati per decidere come fare la Giunta della Camera di Commercio. Questo, ancora una volta  ci insegna che fin che si tratta di pagare le quote associative contano gli imprenditori, quando invece si deve decidere chi comanda,  tutto viene delegato ai direttori. Ciò dimostra che se non ci diamo una mossa  la Camera di Commercio da casa delle imprese diventerà, se non lo è già, la casa dei “gastaldi”.
Andando avanti così arriverà il giorno in cui  i “GASTALDI”  di turno ci comunicheranno che siamo falliti e che le caste, fra cui quella delle organizzazioni di categoria, si sono mangiate tutto e ci hanno ridotti “in mutande”.
Concludo ribadendo l'invito: RIPRENDIAMOCI LE DELEGHE  e torniamo a ripensare al nostro futuro con la nostra testa.
Se in azienda vale la regola che le scelte importanti le decidiamo e le gestiamo noi, nelle Organizzazioni di Categoria,  in cui si dovrebbe parlare di futuro e di regole, questo vale 100 volte di più.



                                                                             Il Presidente
                                                                   SOS ECONOMIA ITALIA
                                                                           - Aladino Lorin -


RIDURRE LA SPESA PUBBLICA ACCORPANDO I SERVIZI DEI COMUNI



     SOS ECONOMIA ITALIA dopo avere esaminato l'azione del governo in campo economico ritiene che si stia procedendo con lentezza e contraddittorietà tali da non incidere sulla grave crisi della piccola e media impresa. Giudica altresì grave che il governo non agisca attraverso l'unica strada che può portare ad una inversione di tendenza della crisi in atto: la diminuzione della spesa pubblica.
     In questo quadro, il direttivo di SOS Economia Italia è entrato nel merito della discussione in atto sull'accorpamento dei comuni e/o dei servizi da questi offerti.
     Perseguendo l'obiettivo della riduzione della spesa pubblica, SOS ECONOMIA ITALIA ritiene positiva la discussione in atto sull'accorpamento dei servizi comunali ritenendo questa una delle tante strade da percorrere per abbattere il debito pubblico e rendere possibile la riduzione della pressione fiscale.
    Nel rilevare con soddisfazione che il Veneto ha fatto da apripista nella regolamentazione delle “unioni dei comuni”, avendo chiaro l'obiettivo da raggiungere, ovvero abbattere la spesa pubblica, RITENIAMO, però, che si stia procedendo con eccessiva lentezza e scarso decisionismo. Attendere che siano i comuni a trovare un accordo vuol dire andare alle calende greche.
     Noi avanziamo l'idea che, per il momento, non si debba mettere mano ai confini comunali ma  sia sufficiente e più produttiva la strada delle unioni dei comuni per la gestione di tutti i servizi offerti dagli stessi.
Proponiamo,  per il raggiungimento dello scopo, che si vada ad unioni delle dimensioni dei vecchi mandamenti:  per la provincia di Padova, il Cittadellese, il Camposampierese, il Monselicense, l'Estense, il Montagnanese, il Conselvano, il Piovese, più Padova come comune capoluogo. Sono da valutare aggregazioni dei grossi comuni della periferia. Per arrivarci, proponiamo di usare lo strumento di una legge regionale che renda obbligatoria l'unificazione dei servizi entro il 2013.

    In altre parole, SOS ECONOMIA ITALIA propone di ridurre del 80% le spese per segretari comunali, capi ufficio tecnico, capi vigili e responsabili amministrativi vari che ora gestiscono servizi con dimensioni poco più che familiari.
Sappiamo di andare a toccare lobby strutturate e ben ammanigliate ma diciamo che bisogna pur cominciare da qualche parte e questa è un buon inizio.

martedì 2 luglio 2013

BECCHI E UMILIATI


     Le vicende del rinnovo del Consiglio Generale della Camera di Commercio di Padova che si sono chiuse con l'elezione di Ferdinando Zilio a Presidente, ci fanno dire che portare un titolare di impresa come Zilio al vertice della “casa delle imprese” è un passo avanti rispetto al passato,  per il semplice fatto che Zilio è uno che sulle cose che dice ci mette la faccia.
     La conclusione del testa a testa tra Zilio (presidente ASCOM) e Boschetto (UPA) con la vittoria  andata al primo,  rende evidente anche ai non addetti ai lavori che i registi delle trame per la spartizione delle poltrone che agiscono dietro le quinte dell'UPA hanno subito una sonora batosta. Viene spontaneo dire che: “chi di trame ferisce, di trame perisce”.
    Mi spiego. Qualche anno fa in UPA aveva incominciato a soffiare il vento del rinnovamento con l'emergere di un protagonismo degli imprenditori associati che dava fiato a molte speranze.
    Quella presa di coscienza degli imprenditori associati è stata soffocata per manovre messe in atto dai funzionari che,
nel nuovo corso che si stava delineando temevano una loro perdita di potere (capacità di influenza). Il risultato fu una emarginazione dei protagonisti del rinnovamento attuata con macchinazioni messe in essere dietro le quinte  e con artigiani, malleabili, letteralmente “adoperati”  per chiudere il nuovo corso.
     L'operazione portò a mettere le pedine giuste (gli uomini fedeli ai funzionari) in Consiglio Generale e nelle società partecipate Upa tramite il meccanismo dei “Saggi” e con una votazione bulgara, Boschetto fu eletto per acclamazione dopo l’abbandono degli altri due finti candidati. Una abile manovra concepita e messa in atto dalla struttura, che ebbe come conseguenza l’emarginazione di chi voleva il cambiamento.

    C'è un proverbio che dice che chi la fa l'aspetti. Ciò si è puntualmente verificato! Infatti con macchinazioni dei vari apparati, interni alle Organizzazioni Professionali e dentro le forze politiche di riferimento, con identico metodo, gli apparati concorrenti hanno “cecchinato” gli uomini bandierina dell'UPA.

     Ribadisco quanto dico ormai da tempo. Fernando Zilio oggi è protagonista perché ha messo fuori gioco Chiesa e l'apparato che lo sosteneva, ed ora gioca da protagonista. E' arrivato il momento che anche in tutte le altre Organizzazioni gli associati (gli imprenditori) conquistino la scena e la tengano in prima persona. Occorre mettere in pratica lo slogan “BASTA DELEGHE” anzi per essere più precisi: RIPRENDIAMOCI LE DELEGHE e gestiamole per un indispensabile rilancio delle imprese  ed una crescita culturale e professionale degli imprenditori.
     Se non si farà cosi,  rischiamo tutti di fare la fine degli artigiani “adoperati” dell'UPA: becchi, ed ora umiliati!




Aladino Lorin

Presidente SoS Economia Italia