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lunedì 23 gennaio 2012

Imprese: un fallimento su tre è causato dai ritardi nei pagamenti

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Tra il 2008 ed il 2011 hanno fallito oltre 39.500 imprese. Bortolussi : “C’è il pericolo che si verifichi un aumento dell’usura e del numero di infiltrazioni malavitose nel nostro sistema economico

Nel 2011, quasi un fallimento su tre, stima la CGIA di Mestre, è stato causato dai ritardi nei pagamenti. A fronte di 11.615 imprenditori italiani che hanno portato i libri contabili in Tribunale, circa 3.600 (pari al 31% del totale) lo hanno fatto a causa dell’impossibilità di incassare in tempi ragionevoli le proprie spettanze. Una situazione, purtroppo, che  non ha eguali in Europa.

Come si è giunti alla soglia del 31% ?
Secondo i dati Intrum Justitia, la percentuale di aziende che in Europa falliscono a causa dei ritardati pagamenti è pari al 25% del totale. Se teniamo conto che nel nostro Paese i ritardi superano la media europea di 26 giorni, la CGIA stima che la nostra media nazionale oltrepassa il 30% del totale.
Indubbiamente anche la crisi economica ha contribuito ad aggravare questa situazione. Infatti, il trend dei ritardi avvenuto in Italia in questi ultimi 4 anni è quasi raddoppiato (+97,5 %). Se, infatti, nel 2008 la media era di 27 giorni, l’anno scorso gli imprenditori italiani sono stati pagati mediamente con 53 giorni di ritardo. Se poi teniamo conto che i tempi medi effettivi di pagamento che si registrano in Italia sono i più elevati d’Europa (180 giorni se il committente è la Pubblica amministrazione, 103 giorni se il committente è un’azienda privata), la situazione che si è sviluppata in questi ultimi ani è drammatica: tra il 2008 ed il 2011  hanno fallito oltre 39.500 aziende.

“Pur riconoscendo che questo Governo ha iniziato con il piede giusto  – commenta Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre –  è necessario che recepisca quanto prima la Direttiva europea contro il ritardo nei pagamenti. La mancanza di liquidità sta facendo crescere il numero degli ‘sfiduciati’, ovvero di quegli imprenditori che hanno deciso, nonostante i grossi problemi che si sono accumulati in questi ultimi anni, di non ricorrere all’aiuto di una banca. E’ un segnale preoccupante che rischia di indurre molte aziende a rivolgersi a forme illegali di accesso al  credito, con il pericolo che ciò dia luogo ad un aumento dell’usura e del numero di infiltrazioni malavitose nel nostro sistema economico”.


Infine, sottolineano dalla CGIA,  a livello territoriale è la Lombardia la Regione che ha subito il numero più elevato di fallimenti, sia in termini assoluti, sia quando si prende in considerazione l’incidenza ogni 10.000 imprese attive.   L’anno scorso 2.613 imprenditori lombardi hanno portato i libri in Tribunale: praticamente ci sono stati 31,5 fallimenti ogni 10.000 aziende attive.

martedì 10 gennaio 2012

PMI NELLA MORSA DELLE BANCHE, FUTURO NERISSIMO

 

 

di REDAZIONE L'INDIPENDENZA QUOTIDIANO ONLINE
Le piccole e medie imprese nella morsa delle banche: per un milione e mezzo di imprenditori farsi concedere un prestito o aprire una linea di credito è una “chimera”. E’ quanto rileva una ricerca della Cna sul credito alle Pmi. La stretta delle banche risulta “forte” per il 78% degli intervistati. Gli istituti, spiega la confederazione degli artigiani, hanno irrigidito il loro comportamento nel corso dell’ultimo anno e la situazione è ben peggiore rispetto al periodo nero del 2008. Un terzo delle imprese ha poi avuto difficoltà ad accedere a muti, finanziamenti e fidi. Quasi otto piccoli e medi imprenditori su dieci guardano con preoccupazione al rapporto con le banche attuale e, per la maggioranza degli intervistati, nei prossimi mesi la situazione peggiorerà ulteriormente. A essere in apprensione sono gli imprenditori di tutte le aree del paese, con punte acute al Sud (83%) e tra coloro che operano nelle costruzioni (82%). Le difficoltà sembrano essere più evidenti per le micro imprese con un numero di dipendenti che va da 1 a 9. I criteri applicati per la concessione dei crediti o per l’apertura di linee di credito si sono notevolmente irrigiditi secondo il 56% degli imprenditori. Anche in questo caso le condizioni più aspre sono quelle evidenziate da chi vive nel Mezzogiorno (66%) e da chi ha un’impresa di costruzioni (70%), mentre le banche sembrano aver avuto un atteggiamento un po’ più morbido, ma comunque non accomodante, con chi lavora nella pubblica amministrazione (la sottolineatura dell’irrigidimento si ferma al 41%). “Le previsioni per il futuro sono nere, anzi nerissime – afferma la Cna – poche le speranze di miglioramento. Anzi, nella maggioranza degli intervistati (58%), è netta la previsione di un peggioramento dei rapporti con le banche. Da un punto di vista di dimensione aziendale, il futuro sembra essere particolarmente critico per le aziende medie (20-49 addetti) e per le micro-imprese”.

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giovedì 5 gennaio 2012

Allarme Cgia: le imprese italiane avanzano 40 miliardi di euro dalle As


Nei confronti delle imprese private, la CGIA di Mestre stima che i mancati pagamenti delle Asl e delleAziende ospedaliere hanno raggiunto, e probabilmente anche superato,  la soglia dei 40 miliardi di euro, il 70%  dei quali  è in capo alle strutture ospedaliere del Centro-Sud.


Una cifra imponente che si è accumulata negli anni a seguito dei ritardi con i quali la sanità salda i propri fornitori. Al Sud la situazione più drammatica: per quanto riguarda le forniture dei dispositivi medici, nei primi 11 mesi del 2011 i tempi medi di pagamento in Calabria hanno raggiunto i 925 giorni; 829 sono i giorni registrati in Molise; 771 in Campania e 387 nel Lazio. Le oasi più felici, invece,  sono le sanità  della Lombardia (112 giorni), del Friuli Venezia Giulia  (94 giorni) e del Trentino Alto Adige (92 giorni).

A livello medio nazionale il dato ha raggiunto i 299 giorni. Con l’avvento della crisi, l’allungamento dei tempi di incasso delle fatture emesse dalle aziende fornitrici è aumentato in quasi tutte le Regioni, con una punta di 234 giorni registrata in Calabria. Dal 2009 al 2011, solo sei Regioni hanno accorciato i tempi: la Valle d’Aosta ed il Trentino A.A. (-5 giorni), il Lazio (-9), la Lombardia (-13), la Basilicata (-48) e la Puglia (-92).

Per chi lavora con le Asl – dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – l’attesa del pagamento è diventata una vera e propria ‘via crucis’. Per  ricevere i soldi delle forniture di Tac, siringhe, farmaci, servizi di lavanderia, pulizie, mense e servizi di sterilizzazione bisogna attendere tempi biblici. Nel frattempo, le imprese che subiscono un aggravio di oneri connessi all’esposizione verso il sistema bancario, devono sostenere anche una serie di costi amministrativi per  sollecitare i pagamenti, senza contare che ancora una volta sono le piccole imprese a subire in misura maggiore gli effetti negativi del costante deterioramento della situazione di cassa degli Enti sanitari”.


A fronte di questa situazione, la CGIA rivolge un invito al Premier, Mario Monti, di  recepire in tempi brevi la Direttiva Europea contro i ritardi   dei pagamenti che prevede, nelle transazioni commerciali tra imprese private e tra imprese e Pubblica Amministrazione, il pagamento entro 30 o al massimo 60 giorni dalla data di ricevimento della fattura.


Tempi medi di pagamento della Sanità alle imprese (*)

In giorni (**)

Rank dei peggiori pagatori
Regioni
2009
2010
2011 (***)
Var. 
2009
1
CALABRIA
691
804
925
+234
2
MOLISE
630
761
829
+199
3
CAMPANIA
621
704
771
+150
4
LAZIO
396
400
387
-9
5
SARDEGNA
267
300
312
+45
6
PUGLIA
401
331
309
-92
ITALIA
277
285
299
+22
7
EMILIA ROMAGNA
272
278
288
+16
8
SICILIA
217
261
285
+68
9
VENETO
239
258
281
+42
10
PIEMONTE
261
243
273
+12
11
TOSCANA
200
232
246
+46
12
ABRUZZO
212
207
217
+5
13
LIGURIA
180
170
196
+16
14
UMBRIA
148
162
161
+13
15
MARCHE
146
124
157
+11
16
BASILICATA
188
140
140
-48
17
VALLE D’AOSTA
118
120
113
-5
18
LOMBARDIA
125
116
112
-13
19
FRIULI VENEZIA GIULIA
79
84
94
+15
20
TRENTINO ALTO ADIGE
97
91
92
-5


(*) Tempi medi di pagamento delle strutture sanitarie pubbliche con riferimento alle forniture di dispositivi medici.
(**) Numero dei giorni che, mediamente, separano la 
data di fatturazione dalla data di incasso,
ovvero indica il tempo medio di incasso di un’impresa fornitrice.

(***) Media dei primi 11 mesi del 2011.
Elaborazione Ufficio Studi CGIA di Mestre su dati Assobiomedica