Nel mondo delle PMI italiane regna incertezza e la domanda più diffusa tra gli imprenditori è: "vale ancora la pena di fare sacrifici, mettendo i risparmi di una vita in azienda, per mantenere aperta l'impresa?"
Molti titolari di azienda di mia conoscenza sono sfiduciati dall'indifferenza delle istituzioni nei confronti di chi con sacrificio cerca di continuare a creare ricchezza, e alla fatidica domanda molti rispondono sconsolati "ma chi me lo fa fare". Lo Stato continua indifferentemente la sua azione di distruzione del nostro tessuto produttivo e lo fa nel modo più meschino, vessando il mondo dei produttivi con nuove tasse cervellotiche e inique.
Da una ricerca di Confindustria, negli ultimi cinque anni, il 25% delle imprese ha chiuso e un altro 25% è in procinto di farlo.
Nell'arco di tempo di un lustro, metà delle PMI italiane praticamente rischia di sparire per sempre e il trend non sembra arrestarsi.
La cosa anomala è che per un paese industrializzato questa situazione dovrebbe rappresentare una tragedia, un lusso che non ci si può permettere e quindi i governi dovrebbero reagire con l'emanazione di norme atte ad arrestare e invertire tale processo.
Da noi invece non succede! Avviene fatto esattamente l'opposto.
Senza PMI ed Imprenditori la crescita sarà un miraggio, perchè non c'è crescita senza impresa!
Secondo l’OCSE,
il crollo dei profitti nelle PMI dovuto alla crisi, abbinato alla riduzione del credito da parte
del settore bancario stanno diventando ostacoli seri per l’innovazione e
l’occupazione.
Sempre secondo
l’OCSE per le PMI sono peggiorate le condizioni di accesso al credito rispetto
alle grandi imprese: i tassi di interesse sono più alti, le scadenze più brevi,
le garanzie richieste maggiori.
Le banche, in
altre parole fanno sempre meno le banche rifiutando qualsiasi tipo di rischio.
Se a questo aggiungiamo i ritardi nei pagamenti e l’aumento crescente delle
insolvenze si trova una spiegazione dell’aumento dei fallimenti delle PMI che
in tutta l’Europa meridionale sono aumentati del 30-40%.
In questo
contesto di crescenti difficoltà assumono sempre maggiore importanza i CONFIDI
soprattutto nell’Europa meridionale dove il 90% circa del finanziamento delle
imprese è esclusivamente bancario.
Oggi i consorzi
di garanzia fidi assicurano in Italia il 10% del credito alle PMI. Di questo
10%, circa l’80% riguarda i Confidi 107 ossia quelli soggetti al controllo
della Banca d’Italia.
Cosa
rappresentano oggi i Confidi:
Sono 489 di cui 60 sono Confidi 107 e rappresentano 1.200.000
imprese associate. Garantiscono finanziamenti bancari per 43 miliardi di cui 20
sono garanzie in essere. Dispongono di una patrimonializzazione di 2,3 miliardi
di euro.
RIASSUMENDO
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La crisi c'è e si sente
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Sono peggiorate le condizioni di accesso al credito
che è diminuito in termini percentuali
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I Confidi garantiscono crediti al 1.200.000
imprese assistite per 43 miliardi di euro
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Senza fiducia nelle PMI la crescita non ci sarà.
L'OCSE di fatto
fa una fotografia della situazione ma non dice il perché si è giunti a questo
punto e soprattutto non dice come si supera questa situazione. Noi ci limitiamo
a sottolineare che non si affronta il nodo cruciale: senza la modifica delle
norme sull'accesso al credito metà delle piccole imprese è condannata a morte.
L'Italia può sopravvivere alla morte di metà delle sue piccole imprese?
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