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martedì 9 gennaio 2018

Le nostre radici politiche poggiano su due pilastri irrinunciabili: la famiglia e l'imprenditoria diffusa.



Fra poco meno di due mesi andremo al voto per il rinnovo del parlamento italiano.
Dal voto del 4 marzo nascerà la classe politica che dovrà prendersi in carico di portare fuori, finalmente, il paese dal paltano della crisi economica del 2007.
Un compito non da poco, una responsabilità grande, un passaggio forse storico per il nostro paese.
Dopo anni bui, pervasi da difficoltà economiche, che ha visto il nostro paese arrancare tra crisi del sistema bancario, crisi del settore produttivo, crisi delle famiglie, crisi del sistema politico, ecc., è arrivato il momento di una ripartenza. Una ripartenza che ha lo scopo di porre le basi di un paese "nuovo", in grado di ritrovare stimoli e capacità che in questi anni sembrano essersi assopiti e smarriti. Un paese che nei secoli è stato in grado di esprimere eccellenze nei più svariati settori del "genio umano" e quindi dovrebbe avere nel suo dna le capacità di farlo ancora.
Un esempio per tutti, la ricostruzione del paese uscito devastato dalla seconda guerra mondiale. Lacerato e diviso profondamente nella popolazione da una guerra che è stata anche civile e sommerso di macerie ovunque conseguenza del conflitto mondiale.
Fu una crescita voluta caparbiamente dalle genti di allora, vogliose di riscatto da tanta povertà e miseria, corrisposta da una classe politica e dirigenziale capace di cogliere con responsabilità la drammaticità del momento, superando divisioni ideologiche e storiche a favore di un bene superiore; Il bene del Paese!
Fulgida e dirompente fu la ripartenza, che si basò su due pilastri irrinunciabili; la famiglia e l'imprenditoria diffusa. Su questi pilastri si costruirono le fortune economiche e di progresso del nostro Paese, portandoci verso la fine del secolo scorso ad essere tra le più grandi economie occidentali e mondiali. Il famoso Made in Italy, un brand invidiato e ammirato in tutto il mondo, costruito da persone eccezionali "forgiate" sulla base proprio di questi due pilastri. FAMIGLIA E IMPRESA! Dalle imprese familiari, dalle piccole botteghe a conduzione familiare, dai laboratori artigiani nacquero i più famosi brand italiani. Non solo un modello di crescita economica, ma il radicamento di valori come la famiglia, la sussidiarietà, il volontariato che hanno disegnato una nuova società più equa e più ricca.
Da circa un ventennio questi due pilastri si sono indeboliti e con loro la crescita del Paese. La perdita costante nel tempo dei nostri valori ha portato un indebolimento economico e a una crisi etico/morale diffusa.
Sarà un caso?
Resta il fatto che alla perdita delle nostre radici è corrisposto il declino del Paese. 
Trascinati da soggetti e fattori esterni, abbiamo soppiantato le nostre radici per abbracciare nuovi modelli di sviluppo dissonanti dai nostri valori, con gravi effetti di disagio sociale. Sul perché sia accaduto, qui si apre un capitolo che richiederebbe una analisi lunga e approfondita, fatta magari da persone più preparate nel merito del sottoscritto.
Torniamo alla partenza, però, cioè che fra poco meno di due mesi si andrà votare.
Una opportunità che dovrà essere colta con responsabilità e lungimiranza.
Ho ascoltato le proposte elettorali dei partiti in questi primi giorni di campagna elettorale; oddio!!!
Promesse elettorali tese a garantire di tutto e di più a tutti. Promesse vuote di contenuti concreti, senza capo ne coda, fuori dalla più normale logica economica.
Nessuna forza politica sembra aver colto la straordinarietà di questo momento, cioè l'opportunità di porre in essere un nuovo progetto economico/sociale lungimirante e ambizioso.
Tutte le forze politiche sono arroccate allo status quo del concetto assistenzialista del più Stato, ovvero dove la fiscalità pubblica interviene elargendo elemosine dove sono conclamate povertà e disagio. Ma in questo modo non si stimola la crescita, ne si incentivano i singoli a migliorare le proprie condizioni sociali, non si estinguono le sacche di disagio. Questo modello, dove è stato applicato, ha generato povertà, miseria e desertificazione di attività imprenditoriali, impoverendo tutti.  Questo modello porta a voler abituare le persone a vivere di elemosina di Stato ed ha due effetti dannosi; primo il progressivo intervento pubblico con il conseguente appesantimento del debito pubblico, già insostenibile. Secondo di fossilizzare le situazioni di disagio sociale e a suffragare questo ci sono più di centocinquant'anni di politiche assistenzialiste nel sud del Paese a dimostrarlo, dove a fronte di un dispendio enorme di risorse pubbliche non è corrisposto un miglioramento economico/sociale del meridione, anzi!
Possibile ci sia tutta questa miopia, oppure è tutto calcolato per l'interesse di una piccola fetta di popolazione beneficiaria dei privilegi di stato? Io propendo per la seconda ipotesi.
Infatti ad oggi la grande fermento è sulla composizione delle liste con la spartizione delle circoscrizioni più appetibili. Un vero calcio mercato della poltrona!!!
Spero che nel desolante panorama politico si affacci un nuovo soggetto politico in grado di superare queste logiche, avendo ben chiaro in testa un progetto lungimirante, talmente rivoluzionario da regalare un sogno per una società migliore a tutti noi. Una società basata sulle persone, una società che riscopra e fortifichi le nostre radici fatte di valori portanti, pilastri irrinunciabili; la famiglia e l'imprenditoria diffusa!!!

Aladino Lorin




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