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lunedì 12 marzo 2018

CI AVEVAMO CREDUTO

Dite la verità, lunedì 5 marzo leggendo i giornali o ascoltando le televisioni, avete pensato che qualcosa era cambiato. Finalmente!!!
I risultati usciti dalle urne erano dirompenti, chiari e precisi. Gli italiani con il voto avevano espresso chiaramente la loro disapprovazione per le politiche attuate dai governi dell'ultima legislatura e manifestato la volontà di cambiamento. Gli Italiani erano andati in tanti alle urne, pensando che finalmente avrebbero potuto esprimere la propria insofferenza sui governi "imposti" e sulle politiche attuate da questi.
Infatti hanno votato decisamente per quei soggetti che l'establishment definisce "populisti". Più di un italiano su due. Un risultato netto, chiaro, inequivocabile
Tutti noi ci siamo illusi,  per il breve tempo di pochi giorni, che qualcosa sarebbe cambiato.
Niente di tutto ciò! Nel breve arco di tempo di una settimana abbiamo capito che invece nulla è cambiato. Una legge elettorale vergognosa, volutamente concepita e firmata dal capo dello stato, di fatto ci consegna un nulla di fatto. L'ennesima legge elettorale che "ignora" la volontà popolare.
L'otto marzo u.s. in un discorso al Quirinale, il Presidente della Repubblica ha fatto appello alla responsabilità dei partiti, ma dov'era la sua nel momento in cui avvallava con la firma la promulgazione di questa schifezza! Ricordo che da Presidente della Consulta bocciò il "porcellum" per incostituzionalità, per poi da Presidente della Repubblica firmare per il "rosatellum".
Ma quelli più attenti alle dinamiche politiche, lo avevano capito fin da novembre scorso che questa nuova legge elettorale era stata ideata per per non dare nessun vincitore. Nel momento più basso del gradimento verso il leader della sinistra Renzi e del suo cerchio magico, sono corsi ai ripari con questa indegna legge elettorale. Con il contributo di Forza Italia di un "bollito" Berlusconi e della Lega di un poco avveduto Salvini, che forse mai avrebbe pensato all'ottimo risultato  ottenuto alle elezioni (almeno nei numeri).
Ed eccoci qui, punto e a capo, invischiati in un perfido meccanismo per il quale, nulla cambia e nulla muta.
Siamo sotto scacco dell'Unione Europea, delle volontà della Commissione più precisamente. Non sono infatti mancati i richiami alla responsabilità da parte dei vari commissari europei, che ci hanno ricordato per l'ennesima volta il nostro mostruoso debito pubblico, l'insostenibilità dei nostri conti pubblici e la necessità di nuovi interventi correttivi (tasse per i cittadini).
Con queste premesse, lo sbocco alla situazione venutasi a creare con il voto (io direi per colpa di una legge infame piuttosto) sarà inevitabilmente verso un governo di "responsbilità", o come meglio lo vorranno chiamare (del Presidente, di transizione, di scopo ecc.) Un governo di grandi intese, che avrà il compito di varare quelle misure economiche che la Commissione Europea ci chiederà da qui in avanti. 
I partiti cosa dicono? Tutti da destra a sinistra a gridare "non inciuci", dimenticandosi che gli ultimi governi si sono basati esclusivamente sugli inciuci; il PD con il sostegno di Alfano e Verdini (i due camerieri di Berlusconi). I vincitori delle elezioni (M5S e Lega) si facciano carico delle aspettative degli italiani, diano delle risposte sui temi reali, sulle necessità oggettive, fuori dalle logore logiche della politica e dei partiti. Abbiate coraggio! Ma dalle prime schermaglie ci avviamo a una fase di stallo, ognuno ancorato sulle proprie posizioni.
Cosa dire in conclusione di questa breve riflessione personale? Peccato!!! Ci avevamo creduto, avevamo sperato che si potesse cambiare rotta. Avevamo pensato che la volontà popolare fosse la base della democrazia, e che il rispetto della quale fosse il pilastro del nostro Paese.
Probabilmente ci aspetta la sostanziale fotocopia dell'ultima legislatura, cioè cinque anni da passare inutilmente a cercare di fare le riforme strutturali che il paese necessita, di fare politiche serie per il lavoro e a subire ulteriori nuove tassazioni.
Il Paese può ripartire solo sulla base di politiche serie sul lavoro, mettendo al centro l'impresa, luogo fisico per eccellenza dove creare ricchezza diffusa. Non c'è lavoro senza impresa.
Peccato, ci avevamo creduto...si ci siamo illusi nuovamente?

Aladino Lorin

3 commenti:

  1. Bella e perfetta descrizione ...peccato che noi polli ci caschiamo sempre ...povera Italia ...poveri noi ...

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  2. Infatti caro Maurizio, più che l'inizio della terza repubblica, assistiamo al ritorno della prima.

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