Pagine DOCUMENTI

sabato 14 giugno 2014

Noi drogati di banca, in piena crisi di astinenza, dobbiamo disintossicarci!

L'uccisione della piccola impresa è una volontà scientificamente studiata a tavolino e messa in atto tramite i soggetti corruttibili in campo; Banchieri e Politici. 
La sorte delle piccole e micro imprese sembra essere arrivata a un punto di svolta epocale, dove è obbligatorio fare delle scelte. 
Abbiamo aspettato anche troppo per prendere delle decisioni che in questo momento ci appaiono drastiche e dolorose. Ci si spezza il cuore pensare che quello in cui abbiamo creduto per una vita, ossia che il modello con cui si sono sviluppate le nostre imprese e con esse la vita delle nostre famiglie, improvvisamente sia diventato fallimentare.
Ma come, se fino a ieri il modello nord-est era stato vincente, oggi improvvisamente è fallimentare?
Qualcuno ha deciso che il modello su cui erano nate, cresciute e prosperate le nostre imprese non va più bene, decidendo che questa esperienza debba terminare e se possibile, che venga spazzato via anche il ricordo.
Il modello di sviluppo del Veneto non andava bene per due motivi fondamentalmente; in primis distribuiva in maniera  abbastanza omogenea la ricchezza prodotta, quasi in una sorta di democrazia della ricchezza, secondo con la ricchezza aumentava esponenzialmente la libertà individuale.
Libertà e ricchezza sono due elementi che non possono essere beni di massa. Non lo sono mai stati storicamente di massa, anzi sono sempre stati appannaggio di una casta ben ristretta, di una élite.
Oggi stiamo lentamente ritornando a questi parametri, dove i ricchi sono pochi e il resto è una moltitudine che in una maniera o in un'altra dipende da essi.
Il nostro modello di sviluppo, quello del nord-est,  si è basato ed evoluto sulla libertà individuale, intellettuale e di iniziativa, non per diritto di nascita o dipendente da ricchezze di famiglia.
Un modello di sviluppo anarchico, dove tutti potevano accedere e poter sognare di diventare qualcuno, bastava essere capaci e intraprendenti, credere nel sacrificio e nel risparmio come mezzi di crescita una sorta di sogno americano in piccolo, non poteva essere accettato.
Infatti in questi ultimi anni hanno lavorato per ridurre gli elementi di crescita individuale, riducendo la libertà economica ridimensionando la liquidità togliendo progressivamente il contante dalle nostre mani e la libertà intellettuale, propinando trasmissioni trash e proponendo modelli sbagliati (veline, calciatori, cantanti nati con i talent-show, ecc.).
Hanno fatto un buon lavoro, non c'è che dire.
Gli strumenti utilizzati sono stati chiaramente la moneta e le banche.
Nel Veneto dove le aziende si erano sviluppate essenzialmente sulle proprie gambe, a metà degli anni novanta, le banche hanno cominciato un forte pressing sulle imprese affinché usassero gli strumenti finanziari tipo i fidi e anticipo fatture, il famoso "castelletto", al posto della propria liquidità.
I direttori ti dicevano: "perché usi i tuoi soldi per lavorare, usa quelli della banca e con i tuoi divertiti, comprati la barca, la macchina grossa o l'appartamento al mare".
Un po' alla volta le imprese hanno cominciato a lavorare approvvigionandosi a debito, diventando col tempo sempre più schiave delle banche (ndr non vi ricorda qualcosa?).
La stessa tecnica usata dai pusher per creare il mercato; la prima dose te la regala, poi quando uno diventa dipendente, ti porta via fino l'ultimo spicciolo che possiedi in cambio della droga.
Per le nostre imprese si è usato lo stesso sistema; ti faccio assaggiare il credito e quando ne diventi dipendente, ti tolgo anche le mutande.
Ecco le banche ci hanno drogato di credito e adesso ci stanno portando via con gli interessi, tutto quello che abbiamo costruito in una vita.
Le imprese venete sono in piena crisi di astinenza da  credito e il sistema da buon pusher, ci fa vedere che il credito c'è ancora, ce lo promette alimentando le speranze e noi imprese in cambio di quel poco che ci concedono sottostiamo a qualsiasi accordo e ricatto. Ma non è niente di buono per noi.
Oggi siamo arrivati a una svolta, dove è necessario una scelta precisa se non si vuole morire di una lenta agonia. Andiamo avanti con le nostre imprese, solo se riusciamo a lavorare reggendoci sulle nostre gambe, cioè se riusciamo a lavorare con le nostre risorse. Lavoriamo solo dove sappiamo esserci committenti che pagano, trovando le risorse tramite accordi con i fornitori ad esempio.
Ecco una nuova mentalità di fare impresa, dimenticandoci cosa siamo stati il più rapidamente possibile. Questo per chi è in grado e nelle condizioni di cambiare, per gli altri conviene trovare alternative diverse, prendendo in esame il fatto di andare a lavorare come dipendente presso un datore di lavoro serio, che paga.
La cosa essenziale è disintossicarci dall'abuso delle banche, e come avviene per tutte le dipendenze, cambiare lo stile di vita.
Non sarà una via facile da percorrere, ma l'unica possibile.

2 commenti:

  1. Bravo Aladino, siamo in linea e condividiamo la stessa tesi e la stessa impostazione. Si fa impresa solo se di ha capacità di impresa e/o liquidità imprenditoriale. Queste prerogative che i veneziani ci avevano insegnato nell'anno mille e decaduto dopo mille anni, ora e bene ricrederci e ripartire. Fare economia sui bilanci e non sulla cassa ci ha portato alla disperazione economica. Non è l'immagine, il commercio l'impresa, ma è il prodotto, l'idea il formato. Bene iniziamo a marciare assieme.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Maurizio.
      Guarda che in ultima analisi, diciamo spesso le stesse cose, a volte con toni e sfumature diverse, ma essenzialmente in linea.
      Questo perchè tutti due siamo profondi conoscitori del sistema artigianato e piccola impresa.
      Prima o poi ci troveremo a fare il percorso insieme...è nella natura delle cose.

      Elimina