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domenica 9 giugno 2013

Né Grillo, né Renzi, né Berlusconi. Una persona ci vuole! Un erbivendolo


L'Italia non va in rovina perché non ha votato Grillo. Neppure perché s'è astenuta quasi al 50 per cento.
L'Italia va giù perché ripone ogni speranza nella politica, come risolutrice di qualsivoglia problema. Cerca il demiurgo, l'uomo della provvidenza, cerca la sua lobby, il suo padrino-protettore. Il suo Renzi, il suo Berlusconi, il suo comico.

Solgenitsin
L'Italia va giù perché non riconosce che la persona può far molto più di un partito. Può smuovere le montagne, può rompere un sistema. Ma deve essere cosciente di avere un valore assoluto. Un valore assoluto che la rende unica nell'universo. Un singolo individuo vale molto di più di una segreteria di partito, di un apparato, di una congrega massonica.
Purtroppo, ci hanno fatto credere che se viviamo è per grazia dei potenti (e non del ciabattino, del muratore, dell'agricoltore, della madre, dell'insegnante, del bravo sindaco). Questo scriveva il premio nobel Milosz, 50 anni fa, annusando l'aria. La cultura del '68, che voleva liberare tutto, tutto ha incatenato, e tutto, per una sorta di eterogenesi dei fini, ha mercificato (la liberazione sessuale insegna). Facendo perdere la memoria ai giovani, tagliando radici profonde, occultando altre storie e altre possibilità. Dimenticando.
Domandate ai giovani chi sia stato Solgenitsin, oppure Siniavski o Maksimov, o Havel. Non li conoscono. E a noi non importa che li conoscano perché buttarono giù il muro di Berlino, facendo crollare il comunismo. A noi importerebbe per l'insegnamento che furono, per la testimonianza che portarono.
C'è un monumento a Wasghinton dedicato ai caduti in Corea. Una scritta dice: “Freedom is not free”. La libertà non è gratis. Lo hanno dimostrato ampiamente, in altra parte del globo, i dissidenti sovietici e cecoslovacchi.
“Vivere senza menzogna” fu la stella polare verso cui s'è sempre indirizzato l'autore di Arcipelago Gulag.
Vivere senza menzogna significava prendere coscienza del proprio io, avere saldi valori di orientamento, sapersi sacrificare per questo, scarnificare le menzogne, non sottostare ai tiranni del potere politico o della comunicazione (ce ne stanno, eccome). Reagire alle mode, avere capacità di giudizio sui fatti e sulle cose al di là dei cliché e delle imposizioni al limite del “subliminale”.
Che c'entra con l'Italia, con la nostra situazione? C'entra con la voglia di reazione. Non dobbiamo credere che la salvezza venga dalla politica e dai suoi apparati (la politica ha un solo compito: essere facilitatrice. E non lo è). La salvezza viene dalla singola persona (e non è un discorso individualista) capace di restare in piedi in un mondo di macerie, e di tendere la mano, trovandone un'altra e un'altra e un'altra ancora.
Questa è la vera rivoluzione. Altro che Grillo, Renzi o Berlusconi.
Ma una persona così fa paura al potere. E per questo tenteranno di annientarla, non fisicamente, ci mancherebbe... In tutt'altro modo, subdolamente: escludendola, mettendola da parte, silenziandola, e con la complicità dei sicofanti, dei pusillanimi, delle zone grigie, di chi mai si schiera, dei voltagabbana.
Nel 1977, un erbivendolo di Praga (questa cosa l'ho già raccontata) tolse il cartello imposto dal partito: Proletari di tutto il mondo unitevi!
Un altro ne mise al suo posto, con il prezzo delle zucchine e delle pere. Con qualche paura, certamente. Ma lo fece. Il potere dei senza potere.
E fu rivoluzione. Vera stavolta.







Scritto da : Adolfo Leoni

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